Monday, October 20, 2008

Nächster Zug: U6 in Richtung Heerstraße, über Alte Oper und Bockenheimer Warte

Dopo il fiume, la prima cosa che mi fa sentire a casa a Francoforte è la metropolitana.
E' la metropolitana perché a Bologna non c'è e i primi giorni mi faceva strano scendere sotto terra con le scale mobili.
Perché, sempre nei primi giorni, dovunque salissi e dovunque scendessi, era il mio scivolo verso un posto nuovo.
E' la metropolitana delle tante stazioni in cui, nonostante tutto, non ho mai messo piede.
E' la metropolitana dei ritrovi alla Alte Oper, dei mercoledì al Jazz Keller e dei giovedì al Club Voltaire.
E' la metropolitana delle corse dell'ultimo momento dietro chi, dalla scala mobile, ha sentito il treno arrivare.
E' la stessa metropolitana con cui ho portato a casa lo stendino, quella in cui c'è sempre posto a sedere, quella che in alcuni punti esce in superficie e sembra così strana.
Oppure la metropolitana dei ciclisti che salgono con le loro biciclette.
Quella dei giorni in cui ci entravo per noia e prendevo il treno in direzioni casuali, quella con cui mi piaceva viaggiare da sola, anche la sera.
E quella della stazione di Bockenheimer Warte, dove facevo colazione con un Apfelrolle. E con un caffè, chiaramente.
E' la metropolitana, infine, che attraversa il fiume, che traghetta all'altra sponda, quella da cui si esce a Sachsenhausen, ma ogni volta è come uscire a Londra, a Berlino, a New York, ogni volta è un altro mondo e tutto il resto è rimasto fermo, al di là del fiume.

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