Thursday, July 27, 2006

Archive: Ottobre 2005

Giovedì 13 ottobre 2005: Sprechen Sie Deutsch?
Ho passato una settimana a Bologna, durante la quale mi sono chiesta più volte che cavolo ci faccio qui, a Francoforte.E poi sono tornata indietro, con un viaggio estenuante e tante persone in testa con cui passerei volentieri tanti momenti, questi momenti, questo momento.Qua a Francoforte io mi diverto.Il problema è che non ho mai fatto del divertimento il centro della mia vita. O almeno questo tipo di divertimento, che peraltro non snobbo, ma che non mi lascia veramente un cazzo, al di là del sorriso di un minuto.Questo erasmus è comodo per chi fa della banalità il proprio pane quotidiano. Allora la lingua, la scarsa conoscenza, la diversità.. non fanno la differenza.Ma che dire, non mi basta.Sono abituata a usare la mia lingua per comunicare cose più profonde della qualità della birra, sono abituata a giocare con le parole, sono abituata a ironizzare e confondere le persone per gioco, sono abituata a saper usare le parole per avere l'effetto che preferisco.In tedesco tutto ciò mi è impossibile.Può darsi che verrà, col tempo, ed è uno dei pochi motivi per cui sono di nuovo qua.Ma questo ruolo di banalità e limitatezza non mi s'addice.E detesto quando ciò succede per colpa mia, e non degli altri.Detesto non essere padrona di ciò che voglio dire.E pensare che c'è gente che questo problema nemmeno se lo pone.. e io, un po', li invidio.

Mercoledì 26 ottobre 2005: Campus westend 2 (vedere per credere)
Ho latitato causa troppo lavoro/influenza/scarsa ispirazione.La fiera del libro è partita male ma è finita una meraviglia, anche se domenica sera letteralmente non mi reggevo in piedi e vaneggiavo. Ho un bottino considerevole di libri in italiano e questo mi rende particolarmente gioiosa.Ho seguito la prima lezione di storia della filosofia, e non vi annoio oltre con la cronaca, anche perché l'ho già ampiamente raccontata in giro, e volendo essere pignoli c'è poco da raccontare. Domani inizio un altro corso di tedesco, spero più funzionale del primo. La mia teoria di riempire a caso gli spazi nel test ha dato i suoi frutti, dato che sono nel corso avanzato. Qua continuano a suddividere i corsi testando la mia grammatica. Si vede che, secondo loro, funziona.Lascio per ultima questa chicca che ho scoperto con Ale l'altra sera, così potete vedere con i vostri occhi la clinica.. ehm.. l'università dove faccio lezione (attendo con ansia qualche vostro commento al riguardo): http://www.uni-frankfurt.de/studium/filme/fi-westend-01.html
Auf wiedersehen.

Sabato 29 ottobre 2005: La pioggia nel pineto
"Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione."

..quando la musicalità si esprime elegantemente, senza bisogno di altri strumenti se non parole accurate, cercate, disposte.D'Annunzio non sarebbe stato capace di tanto se avesse conservato il cognome di Rapagnetta.

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