Friday, February 16, 2007

People I know

Ho pensato tante di quelle cose negli ultimi giorni, che non basterebbe un quaderno per scriverle tutte.
Però per fortuna molte le ho dimenticate, e allora prevedo che sarà un compito molto più semplice.
Pensavo a come a volte mi manchino dei tasselli, nelle persone.
Si, come la storia dell'albero di natale dove mancano alcune palline.
Per esempio pensavo che conosco alcune persone da sempre, da quando ero bambina, e le ho viste cambiare, crescere, rapportarsi agli altri, alla famiglia, agli amici, agli insegnanti, all'amore, allo sport, allo studio, al lavoro, alla morte, e ora sono lì, e mi sembra che sia normale che siano lì così, in questo momento, perché è stata un'evoluzione sensata, e non potrebbero essere in altro modo, no, perché io ho seguito tutto e non faccio fatica a capirlo.
Poi invece pensavo che mi capita di conoscere altre persone, persone già adulte, persone che sono state bambine, che sono cambiate, cresciute, che si sono rapportate agli altri, e a tutte quelle cose cui si sono rapportate le persone lì sopra, e lo hanno fatto lontano da me e dai miei occhi, e continuano a farlo lontano dai miei occhi, perché il mondo di un adulto è così più chiuso, e quando mi capita di conoscere più in profondità queste persone, allora si raccontano, e mi fanno entrare in quel mondo chiuso attraverso una serie di parole, di immagini, di suoni, ed è una bella sensazione. Una bella, incompleta, sensazione. Perché in fondo tutti quei tasselli mi mancano, perché le persone si raccontano a parole ma non è la stessa cosa. Ed è normale che mi manchino, poi, più vado avanti e più perdo vecchi contatti, e ne guadagno di nuovi a cui inevitabilmente mancano i tasselli.
Pensavo soltanto che con alcune persone mi dispiace, non averle conosciute 27 anni fa, più o meno.
Poi invece, mentre stavo sul bus che passava per Villanova, pensavo ad E.
Mi hanno detto che è sempre meglio non esplicitare i nomi delle persone coinvolte, e anche se dubito che leggerà mai, o che qualcuno che la conosce lo farà, lei rimarrà E.
Non mi ricordo esattamente quando conobbi E., quando ci uscii la prima volta, ma era in classe con M., e al tempo il mio rapporto con M. era assiduo, ci si vedeva sempre durante l'intervallo, lei fumava e io la sgridavo, e c'era una sua compagna di classe perfetta dai capelli lunghi e castani, piccolina, che abitava lontano e aveva una mamma che insegnava nella stessa scuola, e mi dispiaceva per lei.
Ricordo però che ogni tanto scorgevo in E. qualcosa di molto simile a me, perché tendo a valutare a pezzetti le persone, e dei famosi tasselli di cui parlavo prima lei ne aveva tanti che erano colorati un po' come i miei.
Poi ne aveva altri che erano perfetti, coi capelli lunghi, e mi parlavano molto poco.
Fatto sta che per molto tempo siamo state molto amiche, ci scontravamo e ci incontravamo, e io ho sempre preferito considerare di più i lati in comune, perché quelli che ci separavano non erano poi così importanti.
Lo sono diventati, e da qui il mio pensarci l'altro giorno sul bus, perché passando da Villanova mi chiedevo se abitasse ancora lì, se stesse bene, se il lavoro le piacesse, se avesse ancora i capelli lunghi e quell'aria perfetta.
Ma è solo uno dei tanti pensieri che ho fatto sulle tante persone di cui ho perso le tracce.
E che, a volte, mi mancano, e che vorrei rivedere per un caffè, senza impegno, per sapere cosa fanno e come stanno.
Ma so che non è possibile, e che anzi, probabilmente risulterebbe particolarmente imbarazzante.
Chissà se sanno loro qualcosa di me, oltre al fatto che studio ancora, che questo lo sanno tutti.
Tipo quanto mi piace il caffè, o che non faccio più la bambina-punk, o che ora ho anche io i capelli lunghi, ma l'aria perfetta.. quella non so dove trovarla.

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