Archive: Febbraio 2006
Lunedì 6 febbraio 2006: Change here for tram lines 11 and 17
Sono quasi le 2.Di notte.Ho lavato i miei vestiti, e mentre aspettavo ho letto 23 pagine in tedesco, in un'ora, senza mai toccare il dizionario.No, non sono un supereroe, ho capito poco, ma il senso generale, quello si, tutto qua dentro.Ho poco tempo.Devo dormire, mangiare, studiare.E ho come la sensazione che le prime due, per ora, possano aspettare. Triste sensazione, sono d'accordo.Ma il problema non è nemmeno questo.Sono partita a fine agosto, 900 km in macchina, Italia, Svizzera, pomeriggio a Lucerna, gelato e passeggiata su un ponticello di legno finto, ma quell'acqua azzurra là sotto, di quell'azzurro che hanno solo gli svizzeri, quella compensava da sola qualsiasi tentativo di restauro mal riuscito, Germania, autostrada e auto che sfrecciano ordinate, notte a Karlsruhe dove più persone giurano d'aver visto parchi e castelli, ma io giuro con altrettanta convinzione di aver visto solo desolazione, case vuote e un albergo pure bruttino.Tutto questo per giungere a Frankfurt in un misto di eccitazione, tristezza, sonnolenza alle 10 del mattino dopo.Era un po' più bella di ora, Frankfurt.C'era il sole che l'accarezzava, c'erano quei grattacieli un po' meno cupi, c'era il caffè che ancora non mi dava la nausea, c'erano i tedeschi che parlavano una lingua incomprensibile, c'erano i tram con i finestrini grandi da cui vedevi scorrere una città che sì, era più bella di adesso.C'era il corso di tedesco alle 9, c'era Giovanna con le sue paranoie buffe, c'era Anthony che ripeteva "trentatrè trentini" e mi scroccava le sigarette in cambio di un paio di quadretti di cioccolata, c'era quella buffa polacca che somigliava alla bambina-psycho-killer di Finding Nemo.E svegliarsi alle 7 per lavorare alla Buchmesse, e quella sensazione di fare qualcosa di bello ed importante anche quando, in realtà, stavo solo ferma lì, a distribuire biglietti da visita, a prendere appunti per terzi, ad indicare alle vecchiette tedesche lo stand del vaticano.E c'era il Campus Westend che mi angosciava ogni volta che ci mettevo piede.Ecco.Io vorrei capire dove cavolo è andata questa Frankfurt, perché ora ci sono solo una stanza che non è la mia, due coinquiline che non conosco, libri che non capisco.Ora sono assuefatta al campus westend. E persino i finestrini dei tram, posso giurarci, sono più piccoli.
Lunedì 13 febbraio 2006: Deutschland Deutschland über alles
Sehr geehrte Frau -miocognome-, hiermit teile ich Ihnen mit, daß ich Sie am 1. III. 2006 nicht über meine Vorlesung "Europäische Geschichte im 15. Jh." prüfen werde, da Sie diese nicht bzw. allenfalls unregelmäßig besucht haben: Bei drei Präsenzkontrollen waren Sie nie anwesend. Professor Epple als zuständiger Erasmus-Beauf- tragter ist hierüber von mir unterrichtet worden. Mit freundlichem Gruß Prof. Dr. -suonomeecognome-
Non traduco, tanto chi ha qualche contatto con me sa già di che parlo.La mia massima aspirazione resta tuttavia rispondergli per suggerirgli cosa farci, col suo freundlicher Gruss.
Domenica 26 febbraio 2006: Piccola serenata notturna in Sol maggiore
Ieri notte ho letto un libro.Eric-Emmanuel Schmitt, di cui ancora non riesco a capire l’anima, che ancora sta in sospeso nella mia mente fra le categorie di grande-affabulatore-per-pubblico-dai-buoni-sentimenti e di buon-pensatore.Di persona che sa vendere straordinariamente bene quel che non ha o, al contrario, che vende parzialmente male parecchie delle cose che ha.Ma è difficile accontentarmi, si sa.Ho letto "La mia storia con Mozart" (dal titolo decisamente più leggiadro in quella dolce lingua francese, dove suona come "Ma vie avec Mozart"). Non avevo il cd abbinato, e temo che questo abbia fatto parecchio la differenza.Quantomeno perché, se su Schmitt ho ancora parecchie riserve, nulle sono quelle che ho nei confronti di Mozart.Avrebbe aiutato a creare una situazione di partecipazione maggiore, di immedesimazione, o ad aumentare la concentrazione, merito che pare vada attribuito fra gli altri al caro Mozart.Fatto sta.Non mi è piaciuto particolarmente, ma mi sono piaciuti alcuni spunti, parecchie riflessioni, che ho fatto mie, alla fine.Perché sono riflessioni mie, anche.E perché, siccome mi sembrerebbe esagerato attribuire questa corrispondenza ad una particolare affinità di pensiero fra me e Schmitt, presumo siano più comuni di quanto io, spesso, non immagini.La gente non parla.Io stessa non parlo, quasi mai.La gente appare sempre così, ignorante, serena, soddisfatta, rassegnata, innocente.Probabilmente non lo è, ma, dall’alto della Sofferenza, riesce difficile pensare che sia tutto così dannatamente banale e palese per tutti.Non c’è niente di speciale, o eroico.Strano essere, quello umano.Dal suo immenso bisogno di consolazione, trae soltanto un dannato senso di superiorità, frustrazione, solitudine.E’ unico nel suo soffrire.E’ più profondo nel suo pensiero.Ma è solo.E non vorrebbe esserlo, e si erge a quello stato in cui la schiettezza finisce per essere falsità, per dire che sì, lui le invidia quelle persone felici, ignoranti e innocenti, ma non gli è dato di essere come loro.La verità è che io non so più cosa ci sia di vero, in tutto questo.Ma sia chiaro, Schmitt non c’entra, questi sono tutti tragici viaggi della mia mente superiore in un mondo maledettamente felice e che non mi capisce.Stupida razza, quella umana.
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