Newtons Gravitätlichkeit
"Als ich ein bambino war..." mi aveva detto S. una volta, e poi si era interrotto e aveva iniziato a fissarmi in cerca di approvazione, come ogni volta che tentava una seppur vaga incursione nell'italiano.
Gli avevo fatto un sorriso e poi avevo cercato di ascoltare il seguito del racconto mentre facevo la spesa, ma avevo cominciato a pensare a Bergman, e a quel discorso sugli svedesi che non sono capaci di fare più cose contemporaneamente, e al fatto che secondo questa premessa sarei stata un'ottima svedese, e inevitabilmente mi ero già persa metà del racconto, che comunque trattava del furto di un carrello al supermercato.
Troppo poco svedese, avevo pensato, ma lui aveva già cambiato discorso, mentre ora quella storia del carrello mi incuriosiva moltissimo, e volevo capire almeno che fine avesse fatto, se ce lo avesse ancora, se lo avesse venduto, se qualcun altro glielo avesse rubato.
In fondo, avevo pensato, se ce lo avesse ancora ormai sarebbe stato una sua proprietà, almeno moralmente, come i carrelli dei barboni, che li usano come armadi, come letti, come macchine, come case, e anzi a pensarci bene rubare un carrello era quasi un investimento.
Invece lo avevo guardato per un po' mentre cercava di prendere un panino dalla teca, con le pinzette, e gli avevo detto soltanto che sarebbe stato bello nascere a Västerås.
Lui aveva catturato il panino e aveva annuito, e del carrello non ho saputo più nulla.