Wednesday, October 31, 2007

I think I'm paranoid (and complicated)

Dormo poco e dormo male.
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Ho realizzato (mi piacerebbe dire "scoperto" e usare un linguaggio meno adolescenziale, ma la verità è proprio che me ne sono resa conto) che c'è tanta gente - o meglio tante ragazze - che crede nelle fate o nelle streghe a tal punto da professare la propria appartenenza a tale comunitàdi credenti che non esita a definirsi religiosa.
E di conseguenza vedo precipitare a velocità cosmica quel poco di fiducia nell'intelligenza del sesso femminile che mi ostinavo a trattenere, forse anche solo per motivare una sorta di autoconservazione.
"Non siamo così male, non meritiamo l'estinzione."
Niente di più falso.
Non mi butto nel cesso soltanto perché mi sento ancora in grado di non pregare la grande madre terra nelle notti d'estate, ma la consapevolezza di una comunanza biologica con tali soggetti mi mette quantomeno in allarme.
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Penso che mi andrebbe una corsa sulla neve, una corsa dai contorni finlandesi, neve spessa, poca luce che va scomparendo sotto il passare del giorno, un zig zag di betulle, le guance rosse e un paio di grossi guanti colorati.
Ieri pioveva, e mi accontento.
Sono rientrata che la pioggia premeva sul mio cappuccio, abbastanza da farmi sentire freddo su tutta la testa.
La pioggia che cade fitta sul cappuccio fa un rumore sordo bellissimo.
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Meno male che il libro che sto leggendo è scritto da una donna, penso.
A volte servono delle smentite, dal mondo.
Come "Cime tempestose", come Inge Bachmann, come Linda Perry o Beth Gibbons, come la mia amica Monica, che vale doppio perché è spagnola.
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Ho una grande fiducia nella psicanalisi.
Il punto è che per qualche anno non sono neanche uscita di casa. Ora non riesco nemmeno più a quantificare, ma sul momento mi era parsa un'eternità.
Così un giorno mia madre mi ha trascinata da uno psichiatra, uno che va a caccia con non si sa quale suo cliente, uno che aveva la testa a punta e uno maglioncino dal collo a V, leggero e color crema, uno che dall'alto del suo trono della saggezza, dopo aver interrogato la mia psiche, mi ha candidamente chiesto cosa pensassi che lui potesse fare per me.
Gli ho risposto che non ne avevo idea, ma che il fatto di non essere l'unica già mi era di enorme conforto.
Mister collo-a-V-e-testa-a-punta fu un fiasco totale.
Dissi a mia madre che la logica conclusione di Mister V fosse quella di dover sedare il mio spirito con un po' di droga legalizzata.
Mia madre, quella che l'omeopatia è una cosa seria, rabbrividì, con il risultato che, pur di non drogare la sventurata figliola, si piegò all'appiattimento delle tensioni familiari in rispetto della mia ormai conclamata malattia mentale.
Mia madre, quella che si è fatta convincere dalla sottoscritta a comprare una rana di coccio che gracida ogni volta che qualcuno le passa davanti, è convinta che la pazza sia io, e sotto alcuni aspetti è divertente.
Un terzo di quello che ho scritto è alterato dalla mia fantasia e probabilmente dalla non assunzione di droghe legalizzate.
Però la rana mia madre l'ha comprata veramente.
Ho una grande fiducia nella psicanalisi.
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E non sono così bassa come sembro.

Saturday, October 06, 2007

You don't understand me

Io, lo ammetto, sono un po' insofferente.
Mi dà fastidio la k, mi dà fastidio "pò" con l'accento, mi dà fastidio quando in una frase mancano tutte le vocali, mi dà fastidio l'indicativo al posto del congiuntivo, per non parlare del condizionale, e potrei andare avanti un bel po'.
Sono insofferente ma poi riesco a seguire un discorso ugualmente, e a volte mi mordo la lingua e non dico niente, e penso che siano cazzi loro, in fondo.
Mi verrebbe da dire che, però, sfido chiunque a sostenere un dialogo come quello qua a fianco.
Non lo dico, perché probabilmente questo soggetto ci riesce benissimo, e ancor più probabilmente ha molti più amici e "comunica" molto più di me.
Sigh.