Wedekind, sicuramente contento di venir liberato dal faticoso a tu per tu col suo protetto, racconta, con il permesso di Kleist, un'originale osservazione che Kleist sostiene di aver fatto sul suo cane, quello di Wedekind: Bello, un animale mansueto e fedele, che fin dai primi giorni, quando Kleist era in casa loro, ha fatto amicizia con l'ospite e che in un secondo tempo lo ha anche accompagnato nelle sue lunghe passeggiate. Una volta, dunque, Kleist ha visto il cane, che aveva sempre mostrato di ubbidire con gioia, posto di fronte a due ordini, ognuno dei quali non poteva sembrargli che indiscutibile: da una parte la moglie di Wedekind lo aveva chiamato dalla finestra della cucina perché andasse, come tante altre volte, a far la guardia alla figlioletta più piccina del consigliere; dall'altra, Kleist gli aveva fischiato dalla strada perché andasse a fare con lui una passeggiata. Allora il cane, terribilmente indeciso, era corso avanti e indietro tra la finestra della cucina e il portone, e, assicurava Kleist, aveva un'espressione infelice. Né Kleist né la moglie del consigliere lo avevano liberato del loro ordine, per proseguire quell'esperimento. Il cane era stato palesemente sopraffatto dal conflitto. Gli occhi gli si erano coperti di quel velo che nei cani è indice di stanchezza, e, vinto da una sonnolenza irresistibile, si era sdraiato esattamente a metà strada fra la moglie del consigliere e Kleist, e si era addormentato di colpo.
Si meravigliano, ridono, applaudono. Kleist, sul quale si appuntano tutti gli sguardi, aggiunge: sì, anche la signora del consigliere e io non abbiamo potuto far a meno di ridere di cuore per il singolare comportamento dell'animale. Soltanto più tardi, dopo averci riflettuto, mi sono detto: povero cane.
- E mentre i signori discutono sull'episodio, lui pensa: se si potesse dormire tutta la vita.
Wedekind, purtroppo, non può non fare un'osservazione inopportuna. Il signor von Kleist, dice con un sorriso, pare sentirsi in certa misura nella situazione del suo caro Bello.
In che senso, vogliono sapere ora.
Kleist rimpiange vivamente di non aver taciuto.
La si sconta sempre, quando ci si espone.
(Christa Wolf, Nessun luogo. Da nessuna parte)