Hopping into puddles
"I drink to make other people interesting."
Monday, September 29, 2008
Thursday, September 25, 2008
Tuesday, September 16, 2008
You're so cute when you're slurring your speech
Una volta ho fatto una visita da un otorino, mi faceva male il naso o una cosa così.
Mi ha chiesto perché mi tremasse così la voce, e ha ipotizzato anche lui che fossi pazza.
Penso spesso a che impressione io possa fare alla gente quando sono agitata.
Se ne accorge? Non se ne accorge? Ho la sensazione che se ne accorga ma non se ne accorge?
Mi concentro ma non ne esco viva.
Forse se ne accorge e pensa che io sia pazza, solo che non si sente in diritto di dirmelo come se fosse un medico a cui ho chiesto perché mi faccia sempre male il naso.
Respiro e faccio finta di essere io a non accorgermene, il che alimenterà di sicuro la loro sensazione che io sia pazza, e anche inconsapevole.
I primi giorni grigi sono come un risveglio senza sveglia.
Apro la finestra e anche se non ho dormito mi sembra tutto così bello.
Solo bello.
Leggevo un commento sulla morte di David Foster Wallace e pensavo che certe sensazioni spiacevoli dovrebbero raggiungerci solo in inverno.
Non è la stessa cosa sentirsi malinconici in estate, con i vestiti sudati e la pelle appiccicaticcia, con quella sensazione fisica di disagio che non lascia spazio a nient'altro, l'unica cosa che riesci a percepire è il disagio fisico, e se c'è dell'altro, beh, deve comunque fare a botte con i capelli bagnati, col desiderio di entrare in un supermercato e non uscirne più, e non è bello essere malinconici in un supermercato.
Non è la stessa cosa di potersi nascondere sotto una coperta pesante, di camminare inzaccherati sotto la pioggia rinchiusi in un cappotto pesante che sempre più ti trascina a terra, di uscire di casa e trovare un mondo buio di lucine artificiali, non è la stessa cosa nemmeno lo sguardo triste della gente intorno, che odia i pantaloni inzaccherati e la routine invernale, non è la stessa cosa.
E poi, penso, Wallace era quello del racconto della mamma con l'espressione perennemente terrorizzata, e cosa c'è di più terrorizzante della tristezza della gente in un freddo, buio, lunedì d'inverno?
Sono tutti più piccoli e silenziosi.
Sono piccoli e in estate non se ne accorge nessuno, e quando se ne accorgono è inverno e gli fa tutto schifo e perdono la voglia di parlare e non vedono l'ora che torni la luce.
Io vivo al polo sud e vivo, capovolta, a testa in giù.
Saturday, September 13, 2008
Saturday, September 06, 2008
Was ist die Befindlichkeit des Landes?
A metà ottobre faccio una toccata e fuga a Francoforte.
Parto venerdì 17, perché sono temeraria.
Vorrei portare Monica e Alessandro e fumare una sigaretta con loro.
Uh, e mangiare la pasta cucinata da Anthony, che in fondo era buona.
Tutte le foto che ho fatto là sono gialle e mi fanno ridere, persino a me che odio quando mi fanno le foto.
Mi piaceva la finestra che avevo là, mi piaceva innanzitutto perché era una finestra ed erano 20 anni che non avevo più una vera finestra.
Aveva il tavolo esattamente lì sotto, e sedercisi sopra acquistava tutt'altro sapore.
Avevo anche progettato un dispositivo tecnologico per tenerla aperta, perché alle mie coinquiline infastidiva il fumo, e in fondo anche a me, siccome stavo chiusa in quel buco parecchie ore al giorno, così avevo progettato questo dispositivo utilizzando il porta-cellulare che mi aveva regalato M., e funzionava, il laccetto teneva legata la finestra alla libreria e non era poi così tecnologico come ho detto, ma funzionava.
A Londra avevo usato i lacci delle mie scarpe per fissare l'adattatore per la presa di corrente, e avevo camminato per una settimana senza lacci, rischiando più volte di perdere le scarpe rincorrendo la metropolitana. Anche quello, però, aveva funzionato a meraviglia.
Asciugarsi i capelli sul termosifone, invece, non aveva funzionato, però ero talmente divertita dalla cosa che se avesse funzionato l'avrei fatto chissà quante altre volte, di sedermi per terra e ripetere i miei appunti con la testa appoggiata alla parete calda del termosifone.
Un inverno, in Sardegna, saltava sempre la corrente e stavamo al buio ad ascoltare musica finché la batteria del portatile non ci lasciava, soli, al buio.
Ah, e poi a quella giapponese chiesi se davvero in Giappone non esistessero le sedie, e lei mangiò la pasta che avevo cucinato dicendo che era buona e che parlavo bene inglese, però mi disse che le sedie le avevano e ci restai male.
Ormai parlo inglese come Monica, non riesco a togliermi di dosso la pronuncia che aveva lei.
Mi piaceva anche sentirmi chiamare "iulia", alla fine.
Stamattina ho trovato due euro per terra.
Wednesday, September 03, 2008
Now if you can stand I would like to take you by the hand and go for a walk
Mi hanno detto che sono un po' maniaca perché mi piace osservare la gente, e perché a volte fotografo gli sconosciuti, più di quanto faccia con i conosciuti.
E' un po' vero.
Mi piace, ad esempio, nelle mattine in cui mi sveglio presto e sono costretta ad uscire di casa, osservare la gente che va al lavoro, lo sguardo stanco, euforico, depresso, assente, le borsette tirate a lucido, le scarpe costose, il computer, le cravatte allentate dal caldo, gli zaini enormi dei ragazzini, chi parla al cellulare, chi parla col compagno di viaggio, chi parla con gli sconosciuti e chi non parla affatto.
Io di solito non parlo affatto e anzi mi piace osservarli come se li vedessi da fuori, guardarli muoversi al ritmo della mia musica e pensare di loro tutto ciò che mi viene in mente come se fosse estremamente plausibile, se non quasi certo.
Mi piace osservare la gente anche al supermercato, quella che cammina veloce, quella che ha il carrello così pieno che fatica a spingerlo, quella che compra pane, latte e frutta soltanto, quella che controlla il prezzo di qualunque cosa, quella che controlla la data di scadenza di qualunque cosa, quella che si perde nel reparto dei detersivi, quella che ha fretta e aspetta insofferente il proprio turno, quella che litiga in fila alla cassa, quella che parla da sola, quella che parla con gli sconosciuti e così via come prima.
Io sono sempre fra quelli che comprano la frutta, che si perdono fra i detersivi e che non parlano affatto.
Mi piace, specialmente, osservare la gente da sola, in quegli atteggiamenti che sento un po' miei, come la ragazza nella foto qui sopra, che forse, se la vedesse, penserebbe che sono un po' maniaca, o magari solo strana, o magari che dovrei stare meno da sola e più con gli altri, invece che osservarli da lontano.
In ogni caso, credo che le darei ragione.