Wednesday, December 27, 2006

t-ru


Siccome questa foto in fondo non doveva stare qua ma ormai ci sta, vedo di riutilizzarla inglobandola forzatamente in qualche pensiero che mi passa or ora per la testa.
Ho dormito circa 11 ore.
11.
Mi sento anche un po' stanca, ancora.
Sto leggendo Baricco, "Castelli di rabbia", e penso che la sola descrizione di Jun che piange, e di come Jun piange, mi basti per dire che sono contenta di averlo letto, anche nel caso tutto il resto dovesse rivelarsi una merda.
Ora vorrei trovare la forza di:
-studiare
-studiare
-mettere in pratica quel poco che dico a parole
-risolvere quella questione con Bonifacio VIII
-studiare.
Tra circa un mese inizia il nuovo corso di amarico/tigrino.
Sono molto indecisa se frequentarlo o meno.
Ho paura che mi tolga tempo, ma ho un ricordo stupendo di quel periodo in cui lo frequentai, due anni fa.
Talmente stupendo che poi l'idea di partire per l'erasmus mi pareva una grande cazzata, per una volta che avevo trovato qua un ambiente stimolante, un po' di voglia di muovermi per qualcosa.
Credo che tenterò, sperando di non deludermi da sola.
Poi credo che infinite persone dovranno sopportare infinite cene da Kidane, però.

Io e la Svezia

Friday, December 22, 2006

Lies, ohne die Augen zu schonen















(clic sulla foto per spiare pure la mia libreria)
Qua ci starebbe bene quella filippica che scrissi sull'odiare le sedie e le posizioni normali.
Mi piace leggere incastrata lì, anche se poi dopo un paio d'ore ho seri problemi di mobilità.
Ma mi sento un po' nascosta e mi piace.
Sto rileggendo i Buddenbrook, e fa una strana sensazione rileggerlo dopo circa 10 anni.
Non ho altro di interessante da dire.
Ah, ho comprato la macchina fotografica.

Thursday, December 14, 2006

Chriiistmas time.

Non so perché continuo a leggere pagine che mi lasciano sempre l'amaro in bocca.
Io non dimentico mai le persone fino in fondo, e questa consapevolezza mi lascia sempre un briciolo di nostalgia, quando le vedo, le sento, le leggo, persino (o soprattutto) quando ne scrivo.
A volte mi infastidisce il loro essere categoriche, a volte vorrei essere come loro, a volte.
E mi intristisce sempre un sacco, in questo periodo di lucine colorate e di buio, di freddo e di cioccolate calde, di pacchetti e di sorrisi, mi intristisce sempre leggere tutti quei commenti sul natale che è una merda, che è consumista, che è falso, che è freddo.
Mi intristisce un po' perché lo trovo, semplicemente, così bello.
Ci sono alcune cose che mi piacciono in un modo in cui non ho quasi parole per spiegarlo.
C'è la nebbia, c'è l'inverno freddo e il buio alle 16.. E c'è il natale, quello mio, quello che mi lascia un minimo di respiro, quello che con le lucine illumina il buio delle 16, riscalda un po' il freddo, e resiste, sfuocato, alla nebbia.
E mi dispiace che faccia schifo, o che qualcuno non riesca a vederle così belle come le vedo io.
Ad ogni modo, il mio alberello vecchio e storto sta qui, e mi si congelano le mani quando esco.
Questo è il mio natale, ed è proprio bello.
E quando capita che in questo periodo io esca di più di casa, io cammini tanto per le strade, io mi infastidisca molto meno per tutti i piccoli inconvenienti, quando capita che a natale io sorrida tanto di più, a tutti, credete, è perché quelle lucine tanto fastidiose a me stampano un sorriso in faccia che svanisce soltanto ai primi caldi raggi di sole.

Wednesday, December 06, 2006

Do you remember?

Oggi leggevo un blog francofortese, di un ragazzo che è partito quest'anno, come me da Bologna, come me studia storia, come me si trova a vivere in quel palazzone alto fra i palazzoni alti in riva al Meno.
Ho letto, e visto tante foto.
E ho pensato che io, di foto, non ne ho fatte.
Sì, qualcuna, specialmente con chi mi è venuto a trovare, parenti, amici.
Un paio con amici erasmus, una delle quali ha fatto il giro del mondo perché è stupida e sono venuta bene.
Ma nient'altro, niente foto, pochi contatti rimasti, poco tedesco nella mia mente, poco Francoforte, pochi wurstel. Vabbeh, tanta birra però.
Anche tanti ricordi, che sono strani, perché a me restano in mente solo le cose stupide e strane.
Io ricordo il ponte sul fiume, che percorrevo veloce perché se ci fai caso e ti fermi, senti che traballa.
Ricordo i tizi dell'appartamento di fianco che non ho mai conosciuto, ma che studiavano sempre, giorno e notte.
Ricordo una bella chiacchierata con Alessandro in cucina, con un gran freddo fuori e lui con il cappuccio in testa.
Ricordo com'era bello fumare a quella finestra.
Ricordo le scarpe usate buttate tutte insieme su un telone, al mercatino del sabato.
Ricordo l'impiegata grassoccia della banca, che era così gentile.
Ricordo le passeggiate al buio fra le luci di Leipziger Strasse.
Ricordo la mia faccia quando ho scoperto quanto costasse la birra al Penny Market.
Ricordo la fatica che ho fatto per trasportare la tv in camera mia, con una tizia minuta e carina, che aveva tre volte la mia forza.
Ricordo il tizio dell'ascensore, ma non il suo nome.
Ricordo che ho ballato con Jahid.
Ricordo la conversazione sui Buddebrook al Club Voltaire, e la faccia stupita del tizio con cui ne parlavo.
Ricordo quando sono tornata a casa in taxi dalla stazione, ed erano le 4 del mattino, ed ero triste.
Ricordo che faceva uno strano effetto dire "ich wohne in Frankfurt..".
Ricordo il professor B. che continuava a dire "un vuoto, un vuuoto!".
Ricordo Anthony e la sua ricetta per la pasta.
Ricordo le paranoie di Steffi sulle bottiglie di plastica, e i bigliettini di Lisa per dirmi di pulire casa.
Ricordo, con ansia, gli ascensori Paternoster e i corridoi lunghi e bianchi della IG.
Ricordo a memoria tutte le fermate del tram da Frauenfriedenskirche alla Hauptbahnhof.
Ricordo quella Schwedische Apfeltorte.
Ricordo quando ho visto il quadro di Klee, e la brutta casa di Goethe, e tutti quei bellissimi sassi al museo di storia naturale.
Ricordo quando sedevo a bere caffè alla Rotonda, e incontravo sempre Monica.
Ricordo il Jazzkeller del mercoledì sera.
Ricordo i Simpson alla tv a casa di Diego.
Ricordo il mio amico di storia medievale, che mi suggeriva le battute e si preoccupava che avessi tutte le dispense.
Ricordo quando nevicò, e il pupazzo di neve.
Ricordo che Wafa non mi stava simpatica.
Ricordo il ristorante eritreo vicino alla stazione centrale, dove non si poteva bere caffè ma il proprietario parlava italiano.
Ricordo quel bellissimo mercato al coperto, dove vendevano il riso nero, il formaggio con le erbe, e quei frutti rosa a 4 euro.
Ricordo quel negozio dove comprai i due pennarelli neri.
Ricordo che quando andai alla grande libreria in centro, la prima volta, avevo mal di stomaco e mi veniva da vomitare.
Ricordo che volevo dormire per strada.
Ricordo il turco che mi scambiò per russa.
Und so weiter.
Ma non ho una foto una, di tutto questo.