Eiserner Steg
Arriverei a dire che Frankfurt, per me, è il fiume, e il fiume è Frankfurt.
Lo è perché la prima sera l'ho attraversato verso Sachsenhausen e mi sono fermata solo da Struwwelpeter a mangiare la "Forelle", che non so tradurre in italiano perché per me in italiano tutti i pesci sono uguali.
Ero stanca, mi facevano male i piedi e odio il pesce, ma era una specie di comunione con l'acqua ed è stata terapeutica.
E' il fiume anche perché attraversarlo in metropolitana è qualcosa che per me resta surreale.
Frankfurt è il fiume per tutte le volte che ho passato mezze ore ad osservare le chiatte stanche passare da una parte all'altra del ponte.
E' il fiume del sabato durante il Flohmarkt, fra il brulicare di persone, il fumo e l'odore dei Würstel alla piastra, lo sferragliare delle biciclette, le chiacchiere, gli occhi stanchi.
E' il fiume di chi fa jogging sulle sue sponde verdi, di chi lo osserva da un viaggio nel tempo sul trenino a vapore, di chi percorre la riva sud con i musei in fila indiana.
E' il fiume della panchina sul cui schienale era così comodo sedersi a mangiare una fetta di Apfeltorte accompagnata da un bicchierone di caffè bollente, chiacchierando e ridendo per il freddo, temendo la pioggia incombente, sprofondando in sciarpe e cappotti e meditando di portare a casa quel bicchiere di Glühwein ed usarlo come salvadanaio.
E' il fiume delle passeggiate chilometriche, e delle gite in barca che non ho mai fatto.
E' il fiume, semplicemente, perché ogni volta che ci torno mi basta vederlo per fare un sorriso.
Quando sono partita, l'unica cosa che sapevo era che mi sarei innamorata del fiume, e che sarebbe bastato.