Shopping?
Ora dimostrerò che anche io, alla fine, per quanto cerchi di nasconderlo sotto le scarpe, sono vittima del consumismo.
Perché alla fine presumo che la felicità che provo in queste situazioni sia paragonabile all'acquisto di un paio di scarpe firmate del valore di euro 500 cadauna.
Magari la differenza è che il mio consumismo alternativo mi porterà alla rovina in un lasso di tempo ragionevolmente maggiore.
Sospiro.
Fatto sta che amo comprare:
- le matite (e questo credo che non sia più un segreto per nessuno), quelle normali, non colorate, non grosse, non coi pupazzetti. Matite normali da cartoleria normale. E' più forte di me;
- il latte nelle bottiglie di vetro;
- i cereali, adoro le scatole e il rumore che fanno se le scuoti;
- lo yogurt Yomo, ha i vasetti più belli del mondo;
- i limoni, io li trovo bellissimi;
- il giornale, e adoro leggerlo camminando, poi cado, vado a sbattere, perdo le pagine, mi si accartocciano, bestemmio e mi innervosisco. Ma adoro leggerlo camminando;
- il caffè al bar, ma soprattutto il coffee-to-go lungo lungo in quel bicchiere di carta col tappo e il buco sopra, che faceva molto americano, ma durava un sacco, e mi manca, dannata Italia;
- le candele, anch'esse normali;
- i libri, vabbeh, questa è scontata, non la commento nemmeno;
- il riso e i legumi sfusi, dal "granaglione" (ma poi è parola realmente esistente, il granaglione?);
- il succo di mela, quello limpido e trasparente, nelle bottiglie di vetro;
- le tazze, da tè, da caffè, da qualsiasi cosa;
- le cartine per le sigarette;
- i segnalibri, o qualsiasi cosa che possa fungere da segnalibro;
- i termometri a mercurio.